Necessarie misure di contrasto alla povertà e alle disuguaglianze.
L’Istat rende noti i dati sull’andamento delle vendite al dettaglio a novembre 2021, rivelando un calo congiunturale del -0,4% in valore e -0,6% in volume.
A segnare le sofferenze maggiori sono le vendite dei beni alimentari (-0,9% in valore e -1,2% in volume): un dato a dir poco allarmante dal momento che, come è noto, i tagli nel settore agroalimentare sono un importante indice della situazione di difficoltà delle famiglie. La diminuzione della spesa in tale comparto è sintomo di una situazione di profondo disagio vissuta dai cittadini, a maggior ragione considerando il forte rialzo dei prezzi relativi a tali beni.
Comprensibilmente diverso il quadro che emerge dal confronto su base tendenziale: a novembre 2021 le vendite al dettaglio aumentano del 12,5% in valore e dell’11,7% in volume. Ma è necessario porre un freno agli ottimismi: si tratta infatti del paragone rispetto ad una situazione del 2020 ancora profondamente segnata da limiti e restrizioni, a cui si aggiunge il fattore Black Friday che ha incrementato le vendite dei beni non alimentari.
Non si può non tener conto, inoltre, della carica di aspettative che i cittadini a novembre scorso riponevano verso un superamento della pandemia, alla luce del successo della campagna vaccinale e dei miglioramenti segnati, che inevitabilmente hanno influenzato consumi e comportamenti.
“Bisogna che il Governo raccolga i segnali di preoccupazione che provengono da questo andamento e dia risposte adeguate in termini di sostegno alle famiglie che hanno subito più duramente le conseguenze della crisi determinata dalla pandemia. – afferma Michele Carrus, Presidente di Federconsumatori – Risposte che si traducono in un rilancio occupazionale, in misure di contrasto alla povertà e alla povertà energetica, in una riforma fiscale che sia veramente equa e redistributiva e non tesa a privilegiare principalmente i redditi medio-alti.”
I cittadini, secondo le stime dell’Osservatorio Nazionale Federconsumatori, nel 2022 si troveranno ad affrontare aumenti di +1.228,80 Euro annui a famiglia: rincari che incidono principalmente su beni essenziali quali quelli energetici e alimentari. Si tratta di aumenti insostenibili per molti e, in assenza di provvedimenti adeguati, determineranno una crescita delle disparità specialmente in questi settori, con conseguenti contrazioni della domanda interna che avranno ripercussioni sull’intero sistema produttivo.