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Gioca d’azzardo allarme sulle nuove disposizioni.

Federconsumatori vede tutti i giorni casi di disperazione causati dal gioco d’azzardo. Non si tratta di persone che frequentano i casinò, ma sale scommesse, siti web dedicati e le più ordinarie forme di gioco a premi. Ecco perchè siamo convinti che si tratti di una piaga sociale che deve essere affrontata con attenzione.

La Giunta regionale ha approvato un disegno di legge che modifica profondamente l’attuale legge – LR 9/2016 – sul gioco d’azzardo patologico. Le associazioni dei consumatori stanno promuovendo una campagna di sensibilizzazione sul tema, al fine di scongiurare passi indietro rispetto ai significativi risultati ottenuti in Piemonte.

“Siamo fortemente contrari – dichiara Giovanni Prezioso, Presidente di Federconsumatori Piemonte – alla modifica della legge regionale sul gioco d’azzardo. Dal nostro osservatorio questa legge ha ridotto significativamente il volume delle giocate e i fenomeni di dipendenza. Moltissime persone si trovano in condizione di sovraindebitamento e la maggior diffusione e accessibilità soprattutto delle slot facilita e induce dipendenza. Chiediamo ai Comuni di sostenerci in questa battaglia di grande valore sociale”.

“Il gioco d’azzardo – sottolinea l’assessore alla Politiche Sociali Maria Grazia De Nicola – provoca gravi danni sulle persone e sulle famiglie che cadono nel vortice di questa patologia che produce conseguenze ad alto impatto sociale, come la perdita del lavoro, della casa e, spesso, delle relazioni parentali”.

“Collegno è stata una delle prime città del Piemonte – spiega il Sindaco Francesco Casciano – ad aver aderito al “Patto dei Sindaci contro il gioco d’azzardo”, sviluppando un importante lavoro di coordinamento con le città vicine. Il grande lavoro di accompagnamento e di cura delle persone cadute nel baratro del gioco, svolto dal Serd della nostra ASL TO3 e dai servizi sociali ci motiva a ritenere l’attuale legge un buon argine alla larga diffusione di queste pratiche patologiche. La legge deve tutelare le fasce più deboli e non gli interessi economici”. 

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