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Energie rinnovabili: no alle “terre rubate all’agricoltura”. Necessarie misure che rendano compatibili fotovoltaico e attività agricole.

Apprezziamo fortemente l’impegno di questo Governo per la transizione energetica e lo sviluppo delle energie da fronti rinnovabili, non vorremmo però che questo si traduca, come sta avvenendo in alcune parti d’Italia a partire dal Veneto, nell’annientamento delle produzioni agricole.

Alcuni hanno frainteso, infatti, lo scopo e lo spirito che sta dietro all’incentivo a tale disegno, accaparrandosi centinaia di ettari di terreni agricoli per installare enormi impianti fotovoltaici a terra.

Impianti che non richiedono, come pare ovvio, terreno fertile, né pianeggiante. Quella che potrebbe essere l’occasione per la riqualificazione di aree dismesse, terreni abbandonati o per effettuare il repowering degli impianti esistenti, rischia di diventare, così, un danno enorme al settore agricolo, in primis alla biodiversità, ma anche agli allevamenti e alle produzioni caratteristiche del Made in Italy. Per non parlare delle ripercussioni sulle falde acquifere, determinate dalla copertura di un’area così vasta di terreno, nonché del problema legato al futuro smaltimento dei rifiuti a fine ciclo degli impianti.

A promuovere tali installazioni sono grandi società, spesso finanziarie, che investono sul settore fotovoltaico nella speranza di fare grandi utili in vista del suo forte sviluppo.

La logica non è quella di promuovere un settore per stroncarne un altro. A farne le spese non è solo il comparto agricolo: distese così vaste e invadenti di pannelli fotovoltaici creano un grave danno paesaggistico, con profili e vedute caratteristiche dei nostri territori profondamente trasformati.

È necessario, alla luce delle prevaricazioni che si stanno verificando, che il Governo prenda provvedimenti immediati per conciliare lo sviluppo delle fronti rinnovabili con le esigenze degli agricoltori.

Bisogna creare le condizioni affinché gli impianti fotovoltaici possano essere installati anche su terreni agricoli che non presentano una attività particolarmente redditizia e soprattutto non hanno caratteristiche di pregio sotto il profilo ambientale.

Ecco perché riteniamo prioritario che nella legge di delegazione europea in materia sia inserita la possibilità di rendere compatibili fotovoltaico e attività agricola e di silvicoltura, senza che uno pregiudichi l’altro.

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