L’ennesima conferma che le tutele per gli utenti contro le attivazioni fraudolente dei servizi premium non sono ancora sufficienti.
In queste ore AGCom ha comunicato l’emissione di sanzioni per 630mila euro a TIM, per 812mila euro WindTre e per 750mila euro Vodafone nell’ambito dell’erogazione dei servizi premium. L’Authority ha rilevato che dal 2016 al 2020 gli operatori coinvolti non solo non hanno adottato provvedimenti adeguati a prevenire l’attivazione dei cosiddetti VAS – servizi a valore aggiunto – senza l’esplicito consenso dei clienti, ma non ne hanno neanche impedito l’addebito nei casi in cui i servizi stessi risultavano chiaramente incompatibili con il consenso già espresso. Ad aggravare la posizione dei gestori si aggiunge l’assenza di iniziative di ristoro a favore degli utenti, nonché una scorretta gestione dei reclami.
Come Federconsumatori da anni seguiamo con impegno e attenzione la controversa questione dei servizi premium e abbiamo partecipato alla consultazione pubblica indetta al riguardo proprio da AGCom nel 2020 per una più efficace regolazione dell’acquisto dei servizi premium e di acquisizione della prova del consenso. La multa conferma ciò che sosteniamo da tempo in merito all’intollerabile arroganza delle compagnie in merito attivazioni fraudolente dei servizi premium.
Purtroppo anche su questo tema, come su molte altre problematiche che emergono ogni giorno nel settore delle telecomunicazioni, si riscontra da un lato una oggettiva difficoltà di regolamentare in misura efficace molte attività degli operatori di tlc con i poteri attualmente riconosciuti alle Authority e dall’altro un effettivo strapotere delle aziende stesse, che troppo spesso riescono ad infrangere impunemente – o quasi – i diritti degli utenti per il proprio tornaconto.
Nel caso specifico è stato accertato che le attivazioni sono dovute all’attività fraudolenta di cybercriminali che sono riusciti a simulare il consenso degli utenti all’attivazione dei servizi premium e in merito alle cui violazioni le aziende hanno dichiarato la propria estraneità: questo, tuttavia, non esime gli operatori stessi dal rispetto dei propri doveri al riguardo – che come sottolineato anche dall’Authority, sono relativi anche allo svolgimento di controlli e all’adozione di misure preventive – e comunque non cancella l’inadeguata gestione dei reclami.
Le sanzioni economiche ex post non costituiscono un disincentivo efficace contro i comportamenti scorretti degli operatori, che invece dovrebbero essere impediti a monte: proprio per questo sosteniamo da tempo la necessità di una radicale riforma delle Autorità che istituisca un sistema di controllo tempestivo e che assegni alle Authority stesse reali poteri regolatori e coercitivi.